#2 -
Decisioni.
Di Yuri N. A. Lucia.
Felicia Hardy's Private Investigation. 11.30 a.m.
Kaine si diresse verso il
tavolo nel suo ufficio, dove teneva le sue attrezzature. Era intenzionato ad
esaminare ancora una volta i componenti della tossina paralizzante che aveva
estratto dalla sua ferita. Nonostante fosse stato un momento terribile per
tutti quanti, doveva continuare con la vita di tutti i giorni. Aveva pur sempre
delle responsabilità verso l'agenzia e verso se stesso. Sopratutto gli
interessava scoprire chi fosse quel Kur Neko e perchè. Gar aveva contratto dei
debiti da quello che sapeva, forse era stato assoldato da qualcuno perchè non
aveva pagato. Possibile, sicuramente era un professionista, uno che ci sapeva
fare e doveva anche costare parecchio. La tossina che lo aveva quasi
paralizzato era di tipo sintetico, qualcosa prodotto ad hoc per i super umani.
Evidentemente l'amico era previdente e si era messo in conto di correre il
rischio di incrociarne qualcuno a N.Y.C. Gli venne da sorridere, aveva a che
fare con uno che pensava a tutte le evenienze. Ripensò al loro scontro. Non si
era mai perso d'animo, tenendogli testa continuamente e, dopo averlo studiato un
pò, aveva ideato un'ottima tattica per batterlo. Privo o meno di capacità
paraumane era comunque pericoloso, se ne rendeva ben conto, visto come lo aveva
difatto battuto. Ora più che mai dargli la caccia era rischioso, per via delle
ferite riportate contro lo Scorpione dalle quali non si era ancora pienamente
ripreso.
"Hey mr... ancora
quì?"
Era talmente preso dal suo
lavoro che non si era accorto di Felicia che era entrata.
"Mi scusi ms. Hardy. -
rispose freddo- Libero subito il posto..."
"Andiamo Kaine, per
una volta non potresti smettere di fare lo stronzo?..."
"Cosa?"
Si girò fissandola,
poggiata al telaio della porta, con indosso un bel completino nero che in altri
momenti avrebbe sicuramente apprezzato di più.
"Posso anche capire
che tu ti senta sottopressione dopo tutto quello che è successo nei giorni
scorsi. Sono preoccupata anche io per Peter e per come sta andando la sua vita.
Lo scontro con quel pazzo assassino vi ha segnati indelebilmente e so che sei
ancora arrabbiato con me per le cose che ti ho detto in questa stanza l'ultima
volta. Però non puoi portarmi il broncio per tutto il giorno, mentre giri da
una parte all'altra dell'ufficio e trattando male tutti. Non sei l'unico che ha
dei problemi quì e non ti puoi permettere di farli gravare tutti sul
prossimo."
"Io non ho nessun
problema Felcia, apparte quello di non riuscere ad intendermi con te. Non ti
capisco proprio sai? Mi hai attaccato senza motivo la scorsa volta, solo perchè
mi hai visto intento in alcune ricerche non inerenti al lavoro. Sai che non mi
tiro indietro se c'è un incarico. Anche il rinfacciarmi il prestito che mi hai
fatto era una cosa che non mi sarei mai aspettato, visto che fin'ora i soldi te
li sto ridando, però se pensi che non sia affidabile ti puoi riprendere le cose
anche adesso!"
"Non sono quì per
parlare di questo, piuttosto del fatto che delle volte sei... imprevedibile.
Così tanto che effettivamente non sò se si possa contare su di te. So di quello
che hai combinato in quel magazino, la sera prima dell'inferno con Gargan.
Vorrei conoscere da te i particolari."
"Non c'è molto da
dire... seguivo una pista per una storia mia..."
"Si tratta di qualcosa
connessa a quella signora che hai soccorso e che poi è deceduta in
ospedale?"
Rimase senza parole,
tremando leggermente per la rabbia.
"Da quanto lo
sai?"
"Dal giorno dopo che è
successo. Quando sei andato a casa di quella Patricia Everett."
"Chi mi ha
seguito?"
"Non mi sembra il caso
di..."
Colpì il muro con tanta
violenza che lo trapasso da parte a parte. Per fortune in quel momento c'erano
solo loro due. Lei lo fissava strabigliata, poi sbottò.
"Ma ti sei bevuto il
cervello razza di idiota?!"
"Riprenditi
l'attrezzatura e detrai le spese di riparazione dal mio stipendio..."
Si diresse verso
l'attaccapanni a muro e prese il suo giubotto.
"Dove credi di
andare?"
"Dimmi solo perchè mi
hai fatto seguire se proprio non vuoi dirmi perchè."
"Kaine... tu sei
stato... insomma, quando ti chiudi nei tuoi silenzi o quando sei particolarmente
evasivo... temo sempre che tu..."
"Sia tornato un
maniaco omicida vero?"
"Non intendevo dire
questo ma..."
"... il pensiero originale non ci andava tanto lontano 'nevvero? -
sorrise, anche se i suoi occhi in quel momento erano tutt'altro che allegri.-
Non ti posso biasimare, hai ragione, sono inaffidabile. Però non posso comunque
accettare di collaborare con tè in questo modo. Se non ti fidi di me meglio
troncare quì il nostro rapporto lavorativo."
"Kaine ti prego, Peter
non sarebbe felice di sapere che..."
"E che cazzo centra
Peter ora??!?!?! - urlò rabbiso - Peter! Peter! Peter e ancora Peter! Non fai
altro che metterlo in mezzo ogni volta che parli con me di qualcosa!!! Credi
che io sia stupido o cosa?! Lo so che quando mi guardi pensi a lui e ogni volta
che giri l'angolo dopo avermi visto pensi, Dio chissà come sarebbe stata la mia
vita con lui! Ed invece ti tocca accontentarti di avere vicino la sua copia!
Povero pazzo Kaine, così inaffidabile che lo devi far seguire ovunque
vada!"
Felicia scattò inviperita,
cercando di colpirlo con un pugno al volto. Con sua grande sorpresa non si
spostò di un millimetro, prendendo il colpo sulla guancia. Lei lo fissò senza
dire una parola, come imbambolata, poi allungo la mani verso di lui, per
controllare che stesse bene, però lui le bloccò entrambe. Non stringeva ma le
impediva di muoversi.
"E' questo il mio
problema Felicia. Prima ero Kaine, assassino, cacciatore, mostro... ora invece
cosa sono? Ragno Nero è una copia dell' Uomo Ragno, la sua mera ombra ed io? Lo
sono dell'uomo sotto quella maschera. Non posso fare nulla di buono se prima
non capisco che cosa devo fare per me. Scusami per il muro. Ora è meglio che
vada un pò, devo schiarirmi le idee."
Senza aggiungere altro
uscì.
Central Park. 17.30 a.m.
Era appena stato a trovare
Peter, ora in condizioni migliori anche se ancora provato dalla lotta. I
telegiornali ancora parlavano di quanto accaduto, interrogandosi sul perchè, se
fosse stato possibile evitarlo, se L'Uomo Ragno e l'altro Uomo Ragno, quello
vestito di nero, fossero ancora vivi. Non gli aveva detto nulla di Felicia o di
quanto accaduto nei giorni passati perchè non voleva turbarlo. Si sentiva anche
in colpa di essersela indirettamente presa con lui la sera prima, mentre
litigava con la Gatta. Ora stava passeggiando con Rucker, discutendo di quello
che avevano appena passato.
"Hai avuto un gran
fegato figliolo, a fare quello che hai fatto. Non è da tutti rischiare la
propria vita in quella maniera."
"Anche Pete lo stava
facendo. Io mi sono limitato a dargli una mano..."
"Non direi. Gli hai
salvato la vita e il fatto che anche lui lo stesse facendo non sminuisce il
valore delle tue azioni."
Sorrise guardando quel
volto buffo che gli ricordava incredibilmente quello di Jerry Lewis.
Improvvisamente lui ricambiò mostrando denti leggermente ingialliti dal fumo,
in una smorfia che aveva qualcosa di incredilmente comico.
"Il dottor Jerryl
vero? No, non sono telepatico, solo che non sei il primo a pensarlo ed
effettivamente, guardandomi bene allo specchio, ci penso sempre pure io. Che ci
vuoi fare? Non tutti possiamo avere la faccia di Callaghan! Anche se per uno
sbirro come me farebbe assai comodo! Dobbiamo tenerci quella che abbiamo, tu
compreso..."
Aggrottò le sopracciglia e
gli chiese
"Che cosa vuoi
dire?"
"Dico che infondo non
è così brutta come pensi e ci puoi andare tranquillamente in giro. Ci sono
tante persone che hanno un gemello identico, eppure questo non cambia la cosa
più importante."
"E sarebbe...?"
"Che non sono i tuoi
lineamenti a fare la persona che sei... ringraziando iddio sei tu, con le tue
azioni."
"Le mie azioni... si
vede che non mi conosci, se solo sapessi cosa sono stato..."
"Non credo qualcosa
peggiore di quel bastardo di Gargan. Dio, fatico a credere che ci possa essere
qualcuno che possa eguagliarlo... forse c'era quel pazzo di Carnage che aveva
delle ottime chances. Comunque ora non mi sembri tanto male. L'unica cosa è che
si capisce lontano un miglio il tuo problema a vivere con te stesso e... con
tuo fratello."
"Non è mio fratello...
sono la sua copia genetica sono..."
"Si, si, dicevo per
dire, so qual'è il termine tecnico. Il problema è però che la vita che tu stai
vivendo è la tua... non la sua. Lo guardi, come se fosse tutto ciò che tu non
hai."
"Non è forse
così?"
"Forse. Forse ha avuto
la vita che tu avresti voluto. Però devi metterti l'animo in pace. Quella non
potrai mai averla, perchè ormai si tratta del passato. Devi piantarla di vivere
in uno ieri che non esiste o di torturarti con i ricordi. In questo siete
simili lo sai? Anzi! Identici! Tutti e due sempre con il capo voltato a
rimuginare, così presi da non accorgervi di quello che vi perdete davanti. Puoi
decidere di continuare così, oppure puoi tentare di farti una vita. Certo,
semplice non è... però se fai un tentativo è già un inizio."
Si fermarono davanti ad una
fontana, sedendosi al bordo, ora che la pioggia era passata la città era stata
colpita da un'ondata di piacevole caldo che sembrava volerla ripagare dei torti
subiti nei giorni scorsi.
"Ma qual'è la
direzione che devo intraprendere? Da dove devo inziare? Io, non posso fare a
meno di non considerare il fatto che non c'è nessun vero passato alle mie
spalle! E' come se fossi una pianta senza radici, sento che muoio, un giorno
dopo l'altro, lentamente e... e..."
Si bloccò, sopreso di
quello che stava dicendo ad un perfetto sconosciuto, alzò lo sguardo si di lui
e vide che nei suoi occhi, c'era qualcosa, non compassione o pietà, ma
comprensione e... una sorta di tenera simpatia, sincera, profonda.
"Sai perchè ammiro
molto tuo fratello? Perchè è uno che non si tira mai indietro. Qualsiasi sia il
prezzo da pagare o la difficoltà da affrontare, fondamentalmente non si è mai
arreso. Mai! Ha una forza di volontà che ci potresti spaccare un'atomo! Credo
che oltre alla faccia anche tu l'abbia ereditata, solo che sei stato così
amareggiato nel corso della tua vita che non ci hai mai fatto caso. Ti manca un
passato? Ma uno ce l'hai! Pensa solo a quello che tre giorni fa hai fatto per
fermare lo Scorpione e nelle settimane passate... chissà quante esperienze e
ricordi avrai accumulato! Ti pare poco?"
"No... però... i primi
ricordi che avevo erano... stati impiantati da chi mi ha creato e quando mi
resi conto della cosa..."
"... hai preso a
dubitare di ogni nuovo ricordo che acquisivi, temendo anche le esperienze che
erano da venire, impossibilitato di distinguerle da eventuali altri...
impianti? Così anche nei rapporti personali e nel vivere la quotidianità sei
diventato freddo e distaccato, perchè temi di svegliarti e di scorpire che le
cose non sono come credevi..."
"Si... non l'avrei
saputo dirlo meglio..."
"Io direi allora che
adesso è l'ora di piantarla con questo tuo atteggiamento del cavolo..."
Kaine studiò per un'attimo
i suoi lieneamenti non sapendo come ribattere.
"Sei stato ferito
nell'aver scoperto che il tuo passato non era reale e allora cosa fai? Rifiuti
a priori ogni cosa che ora ti capita per non dover soffrire poi. Non sò cosa tu
abbia fatto negli anni passati ragazzo, però devo dire che non sei certo
cresciuto. Ti comporti come un bambino spaventato che assume un atteggiamento
sprezzante per allontanare tutti. Bella soluzione! Soffri di solitudine e che
cosa fai? Cacci via tutti dalla tua vita. Non hai un passato? Allora volti le
spalle al tuo futuro. Che ti lamenti a fare allora?"
"Io voglio solo vivere
maledizione!"
"E allora fallo! E
smettila di pensare a te stesso solo come una copia. Tanto non potresti essere
uguale a tuo fratello neanche se lo volessi. Per quanto vi assomigliate su
certi aspetti... siete due persone distinte e separate. Tra voi intercorre
tutta la differenza possible, creata dalle tue scelte, dai tuoi successe e dai
tuoi sbagli! Credo sia il momento che Kaine affronti la vita invece che
guardarla con sospetto."
Dopo averci pensato
un'attimo sù, si alzò e tese la mano al poliziotto.
"Grazie Rucher... mi
ci voleva proprio una bella lavata di capo."
"La tendenza ad
autocommiserarsi è comune anche a tuo fratello ma credo che possa migliorare.
Penso lo stesso di te. Hai il mio numero, chiamami se ne hai bisogno."
"A dire il vero...
avrei proprio necessità di chiederti un favore."
"Ah, dimmi pure, se
posso aiutarti."
"Sò che non è un buon
momento per te, però... potresti prendere delle informazioni su un tale...
credo sia un killer professionista... uno che si veste ed agisce come un
ninja... un certo Kuro Neko..."
"Kuro Neko?"
"Kuro Neko..."
Queens. Ore 02.00.p.m.
Stava volteggiando da un
paio d'ore sul quartiere ed era incappato in un tentativo di rapina che aveva
sventato, in uno scippo e aveva beccato uno spacciatore che cercava di piazzare
un po' di roba. Nessuna traccia del suo bersaglio. Si sentiva vagamente
frustrato, voleva trovarlo per cercare di pareggiare i conti, vista la figura
da idiota che aveva rimediato. Rucker gli aveva promesso che ci avrebbe
lavorato sopra, anche se avrebbe dovuto aspettare qualche giorno visto quello
che era appena successo. Gli era dispiaciuto coinvolgerlo, sopratutto dopo
tutto quello che aveva fatto per Peter. Tuttavia sentiva di dover quanto prima
risolvere il problema di quel tipo... l'unica cosa che sapeva era che gli aveva
detto un nome giapponese... un nome che significava Gatto Nero. Curiso. Forse si
stava concentrando tanto su questa storia per non pensare al litigio con
Felicia della scorsa mattina. Nei giorni passati sembrava quasi che tra loro ci
fosse un certo feeling ed invece. Non risuciva proprio ad accettare il fatto
che lei lo avesse fatto seguire, sentiva che la sua fiducia in lei era stata
tradita. Lasciò una tela e agganciò un tetto con un'altra. Doveva anche pensare
a cosa fare con il suo impiego, perchè al momento non se la sentiva di tornare
a lavorare con lei. Del resto neanche sapeva che cosa si sarebbe potuto mettere
a fare lui. L'unica cosa di cui era sicuro è che avrebbe smesso di vivere
cercando di essere la copia di Peter Parker e dell'Uomo Ragno, forse era stato creato per esserla, però
ora era diverso, sarebbe stato se stesso, chiunque fosse stato.
Si raggomitolò rapidamente,
evitando lo shuriken che ruotando, si infisse nel muro del palazzo alla sua
destra. Ruotò su se stesso, lanciando una tela che colpì, come previso, il suo
aggressore, ora era appeso ad esso e sapeva chi fosse ancora prima di vederlo.
"Salve Gatto! Ti stavo
cercando sai? Scommeto che però questo lo sai. Tanto per sapere... da quant'è
che mi seguivi?"
Salirono fino al livello di
un tetto e dandosi tutti e due una spinta finirono su di esso, fronteggiandosi,
pronti a tutto.
"Da un po', non è
semplice starti dietro, sei molto veloce."
Camuffava la sua voce,
rendendola piatta e priva di toni particolari.
"E' bello sentire dei
complimenti da qualcuno. Ora vorresti essere così gentile da spiegarmi perchè
hai fatto fuori Gar? E come mia mi stai dietro?"
"Gar aveva pestato i
piedi a qualcuno di troppo. Era solo lavoro per me. Tu invece, beh, di rado
trovo qualcuno al mio livello. Mi sei piaciuto e volevo continuare la nostra
sfida."
"Buffo. Anche io
volevo continuare il discorso interrotto..."
Cercò di sorprenderlo
balzandogli contro ma colpì solo il pavimento del tetto, mandandolo in
frantumi. Non c'era che dire, rapido e sempre in guardia. L'altro gli corse
contro, eseguendo una velocissima serie di calci che sicuramente avrebbero
potuto staccare una testa, evitandoli tutti con grande destrezza. Si piegò
indietro, lasciando Neko momentaneamente spiazzato. Puntò la mano a terra e
contrattaccò con un calcio mirato all'addome. Riuscì a prenderlo mandandolo
quattro metri indietro. Quello eseguì una serie di capriole per attutire il
colpo e si rimise in piedi. Due lame scintillarono nel buio. Ora sapeva che i
suoi pugnali erano avvelenati e ci avrebbe prestato molta più attenzione. Seguì
la sua corsa fino alla parete sulla sua sinistra, ci saltà sopra, usandola per
darsi una poderosa spinta verso di lui, lo mancò, sfiorandogli il volto senza
però ferirlo e finendo sull'orlo del tetto. Rimase in equilibrio sopra il
parapetto, girandosi rapidamente, e lanciando uno dei pugnali. Kaine alzò la
mano anzichè spostarsi, bloccandolo con due dita. Prima che l'altro potesse
accennare qualsiasi reazione glielo tirò contro ma lo evitò, spostandosi
leggermente, tra se e se sorrise mentre tirando indietro il braccio, atteriva a
se il pugnale, aggancianto con un sottile filo, ferendo il killer al fianco.
Questi emise un gemito e si lasciò cadere all'indietro.
"Eh no! Col cazzo che
mi scappi bello!"
Ragno Nero si gettò sotto,
dandosi una leggera spinta per raggiungerlo, una volta preso tra le braccia,
mirò al tetto della palazzine di fronte, e rapidamente si issò su di esso. Posò
a terra la sua preda e gli si mise sopra. Sembrava inerme e il senso di Ragno
al momento non pizzicava.
"Ora voglio vederti in
faccia."
Quandò scostò la sua
maschera rimase senza fiato. Era orientale, giapponese probabilmente ed era...
bellissima. I suoi lieneamenti erano delicati, come quelli di un fiore di loto
ed i suoi occhi, neri come la notte, lo fissavano con un intensità tale da
metterlo in imbarazzo. Inaspettatamente gli sorrise con grande dolcezza.
"Non ti avevo
sopravvalutato allora, mio gaijin, sei rapido come il vento, forte come la
roccia e hai il fuoco dentro di te. Non sono molti quelli che hanno messo in
difficoltà Kuro Neko... complimenti, meriti un premio."
Mise la sua mano sulla
guancia e tirò sù, scoprendo la bocca, poi avvicinò le sue labbra, fin quasi a
sfiorare quelle di lui.
"Sei un'assasina...
non penserai che ti lasci andare solo perchè sei molto bella vero?"
"Non mi aspetto
niente, mio forte e coraggioso guerriero. Chiedo solo un tuo bacio."
Sentì la passione divorarlo
dentro, urlando per un contatto con quella bocca così morbida e dal quale
proveniva un afrore intenso e stordente. Così si unirono in un appassinato
bacio, intrecciando le loro lingue in un'abbraccio di carne che gli trasmise
potenti scosse al basso ventro, dove il suo organo si gonfiò, divenendo turgido
e dritto. Alla fine si sciolsero, fissandosi negli occhi, e lei sorrise di
nuovo.
"Però non sei certo
una Kuni..."
"Cosa?"
"Il pugnale che ti ho
lanciato non era avvelenato con la tossina che uso di solito..."
Per un soffio evitò il
calcio che gli sferrò all'improvviso da terra. Si rimise in piedi con un'unico
elegantissimo movimente, rindossò la maschera e riarrotolò il cavo trasparente
che usava nel bracciale sull'avambraccio destro.
"Baci molto bene, te
lo hanno mai detto?"
"Piccola..."
"Shhh, ti prego, non
sta bene rovinare questo momento con delle volgarità. Da te mi aspetto un pò di
romanticismo. - Il tono era canzonatorio e lo fece arrabbiare ancora di più. -
Non preoccuparti, questo non è il nostro ultimo incontro Ragno Nero chan... non
ti lascerò andare tanto presto."
"Chi ti dice che io
sia disposto a lasciare andare te, adesso..."
"Questo..."
Fece esplodere in terra un
paio di sfere dalle quali si alzò una cortina fumogena. Cercò di balzarle
contro ma si era già buttata di sotto. Cercò di inseguirla, ma proprio in quel
momento esplose un piccolo ordigno che aveva fatto cadere e che avrebbe potuto
appiccare un'incendio se non si fosse fermato a spegnere le prime fiamme. Aprì
di corsa la porta che dava sulle scale interne e prese un'estintore che si
trovava lì di fianco, corse subito a cercare di evitare una brutta situazione,
maledicendo la Gatta per quell'ennesima beffa.
"Il conto si allunga
gattina... e ti assicurò che la seconda volta che te lo presenterò avrai da
pagare."
Non capiva se fosse più
arrabbiato per non essere riuscito ad acciuffarla... o perchè avrebbe
desiderato ancora uno di quei baci dal sapore così dolce.
Casa di
Patricia. Ore 12.00
"Delizioso!"
Esclamò Kane, entusiasta
per la Pitta che aveva appena finito di mangiare.
"E' la prima volta che
ne mangi?"
Disse Patricia, divertita
dall'espressione ingorda dipinta sul suo volto. Lui se ne avvide, arrossendo un
poco.
"Ehmm sì. Ti confesso
che è la mia prima esperienza con la tipica cucina greca. Una volta, in una
tavola calda, ho mangiato qualcosa che spacciavano per Feta, ma dopo aver
assaggiato la tua, credo che mi abbiano imbrogliato alla grande! Così tua madre
era di Mikonos?"
"Sì. Conobbe mio padre
durante un master quì negli Stati Uniti. Il loro rapporto iniziò con mio padre
che le fu presentato da una comune conosceza, lui le chiese lezioni di lingua
greca e lei accettò. Poi le confessò che era stata una scusa per riuscire a
frequentarla in privato... solo che glielo disse alla 20esima lezione!"
"E lei cosa
disse?"
"Che avrebbe dovuto
dirglielo prima, così avrebbero potuto evitare di perdere tempo!"
Risero di gusto, mentre lei
gli versò dell'altro vino e gli offrì delle patate con senape.
"Grazie! Non vorrei
sembrarti ingordo ma..."
"Oh prego! Mangia
pure! Mia zia diceva sempre che l'appetito è segno di buona salute. Così tu sei
di origini irlandesi?..."
"Io? Oh, ehm, sì,
anche se sono già cinque generazioni che siamo quì. Io l'Irlanda l'ho vista
solo in cartolina. Di original irish ho solo il cognome..."
"Quindi non festeggi
il giorno di San Patrizio?"
"No, o almeno non più
di un newyorkese medio, comunque
non partecipo alla parata se è questo che intendi."
"Sai, credo che il
verde ti donerebbe molto."
"Credi davvero?"
Chiese divertito Kaine.
"Credo di sì. Tu hai
girato molto?"
"Come?"
"Sai, hai l'aria di
uno che ha girato molto."
"Si... è vero...
diciamo che sono stato molto in giro."
"Posso chiederti come
mai?"
"Per... mettiamola
così... viaggiando cercavo di trovare me stesso."
"E l'hai
trovato?"
"Non sò... forse in
realtà cercavo di sfuggirgli..."
"Allora sei tornato
quì per trovare la tua pentola d'oro."
"Eh?"
"Si dai! Anche se non
sei irlandese al cento per cento, dovresti conoscere la storia del Leprecauno e
della pentola d'oro..."
"Quella? Si, credo di
averla sentito un paio di volte questa storia... la pentola d'oro sarebbe il
raggiungimento del mio scopo?"
"Non sò, dimmelo
tu."
La fissò mentre si portava
alla bocca un paio di pomodorini con feta, trovò irresistibile come la luce si
rifletteva in essi.
"Ed ora di che cosa ti
occupi?"
"Sono... un
investigatore privato."
"Davvero?!"
"Si. Anche se non sò
se sia corretto dirlo... visto che forse lascerò il lavoro."
"Come mai?"
"Contrasti con i
superiori."
"Potrebbe essere
l'occasione per tornare a studiare non credi?"
"Cosa?"
"Prima mi hai detto
che non hai fatto solo un'anno di università. Non sarebbe bello terminarla? Mi
sembri un tipo molto in gamba ed intelligente."
"Io, non ci avevo mai
pensato seriamente."
"Allora dovresti
farlo... e com'è la vita del detectieve..."
"Ah.... una vera
noia."
Manatthan.
Ore 17 p.m.
Pranzare con Patricia era
stata la cosa migliore della giornata. Gli era piaciuto quell'intermezzo di
normalità nella sua vita. Aveva appena finito di chiamare da un telefono
pubblico il capanno di Rucker, per sapere come stava Peter, aveva risposto
Devil, dicendogli che era venuta la moglie a fargli visita. Sperava proprio che
quei due chiarissero la situazione, suo fratello gli aveva raccontato tutto e
gli era dispiaciuto. Buffo, si disse, a come ora anche lui pensasse a lui come
un fratello. Sinceramente non gli dispiaceva. Aveva anche sentito telefonicamente
Ben, rassicurandolo sullo stato di salute dell'Uomo Ragno. Aveva avuto piacere
anche nel sentire lui. Strana davvero quella situazione. Felicia invece era da
ieri che non la sentiva e questo non sapeva proprio che effetto gli facesse,
perchè da una parte, sentiva di dover assolutamente chiarire le cose con lei...
da un'altra temeva quel momento. Voleva essere calmo e tranquillo quando si
fossero parlati, anche se quello che stava per fare l'avrebbe irritata non
poco.
Chester Fawcet stava seguendo
da un'oretta Dannis Malone, proprio come sua moglie, Cindy del Gado, una
biondina tutto pepe, gli aveva chiesto di fare. Ultimamente il suo capo, la
Hardy, aveva deciso di occuparsi anche di quel tipo di casi per incrementare le
entrate della loro agenzia. Non era una pessima idea, visto quanto un certo
tipo di clientela era disposto a sborsare per avere le prove di un'eventuale
infedeltà, sopratutto quando il contratto matrimoniale prevedeva un cospiquo
risarcimento nel caso di corna. Pensava
che fosse una tipa in gamba, anche se poteva avere l'aria della super
bella sciocca, aveva un gran cervello dentro quella testolina e sapeva essere
professionale come poche volte aveva visto in quel campo. Sicuramente in pochi
anni sarebbe diventata una delle più famose nel giro delle investigazioni
private. Non riusciva a non sentirsi attratto da lei, non solo per quelle curve
mozzafiato e per quel viso dai lineamenti così selvaggi e incredibilemte
attraenti. C'era qualcosa nel suo carattere, nel modo di affrontare la vita che
lo aveva affascinato. Non gli era mai successo di provare qualcosa di simile
per nessuna delle sue ragazze e calcolando che donne non gliene erano mai
mancate, anche di molto belle, questo poteva essere qualcosa di preoccupante...
fino a un pò di giorni fà pensava che lei se la facesse con quel Kaine. Un tipo
decisamente poco raccomandabile, molto difficile da seguire, con la capacità di
sparire all'improvviso e con il quale avrebbe volentieri fatto a meno di
litigare. Aveva spesso uno sguardo così truce che era un chiaro invito a non
pestargli i piedi e quando gli era stato chiesto di seguirlo per un pò avrebbe
voluto tirarsi indietro. Ora però, in compenso, sapeva che il capo non aveva
una storia con lui, visto che non l'aveva fatto seguire per gelosia ma perchè
non si fidava di lui e questo significava che... si girò quando sentì la mano
appoggiarsi sulla sua spalla e deglutì quando si trovò a sostenere quegli occhi
luccicanti di feroce determinazione.
"Ciao Chester."
Si erano accomodati sul
divanetto di un caffè non molto distante e avevano ordinato rispettivamente un
frullato di carote, sedano e arance ( e si chiese come potesse ingoiare una
porcheria del genere) e un thè. Sulle prime aveva pensato che gli avrebbe spaccato
la faccia, invece, nonostante l'aria evidentemente seccata, lo aveva
gentilmente invitato a seguirlo per chiarire la situazione. Non ci aveva
pensato su due volte, perchè non voleva contraddirlo e farlo arrabbiare, Malone
lo avrebbe seguito domani.
"Allora Kaine, dimmi
che cosa posso fare per te."
"Niente di speciale,
Chester, solo dirmi perchè Felicia ti ha detto di seguirmi."
"Io... non ho fatto
nulla del genere e non so perchè tu..."
"Non ci provare
Chester... forse puoi pensare che io sia stupido... però non è così. Tu mi hai
seguito ed io voglio solo sapere perchè."
Tirò un profondo respiro e
decise che era meglio non bluffare
di nuovo con lui.
"Senti, Felicia mi ha
solo detto che avevi un comportamento sospetto negli ultimi tempi. Sembravi un
pò instabile e voleva sincerarsi
che non stessi facendo nulla di strano."
"Quindi non mi ero
sbagliato. Aveva chiesto a te di seguirmi."
"Cosa?"
"Eh sì, me lo hai
conferamto or ora. Io avevo solo un sospetto. Ora non ti arrabbiare, non sei
l'unico che bara quando parla lo sai? Si più specifico Chester, che cosa
pensava che io stessi facendo?"
"E perchè te lo dovrei
dire, ammesso che io lo sappia?"
"Per lo stesso motivo
per cui mi hai seguito quì di buon grado. Perchè temi che ti possa aprire la
faccia in due a furia di pugni. Ora non lo sto facendo, nonostante sia
decisamente contrariato nel sapere che hai spiato la mia intimità, pechè hai
risposto alla mia domanda. Facciamo in modo che le cose non cambino, ok?"
"Cazzo Abel!..."
Kaine lo fulminò con uno
sguardo e lui si zittì, rendendosi conto che i presenti nel locale si erano
voltati incuriositi verso di lui.
"Decisamente molto sgarbato... Chester. Non amo questo tipo di esibizioni,
ti prego di comportarti civilmente quando sei con me."
Si ricompose e decise che
sarebbe stato meglio fare come lui diceva, quel tipo era uno che non scherzava,
almeno questa era l'idea che si era fatto di lui. Si chiese come mai Felicia lo
avesse assunto, probabilmente era un ex criminale o qualcosa del genere, forse
il nome era falso. Pensò che a tempo debito sarebbe stato bene indagare sul suo
conto.
"Scusami, oggi sono un
po' nervoso. No, non posso essere più specifico perchè non lo è stata il capo.
Non ho motivo di mentirti ora, visto che il rischio sarebbe di essere pestato a
sangue e credo che tu ne sia capace."
Sentì il sangue ghiacciarsi
nelle vene quando lui gli si prodigo in un ghigno di soddisfazione.
"Sei un'attento
osservatore del tuo prossimo e questo ti terrà vivo a lungo. Grazie per la
cortesia Chester, l'unica cosa è che questa conversazione rimane tra me e te...
niente capo di mezzo, sono stato chiaro?"
"Si."
"Un'altro piccolo
favore. Se ti fosse di nuovo chiesto di seguirmi, stavolta volgio che tu mi
avverta. Scordati di farlo ed io me la prenderò parecchio a male. Siamo
daccordo?"
"Come no."
"Dico davvero."
"Questo lo avevo
capito."
Kaine si alzò e tirò fuori
dalla tasca i soldi per pagare le consumazioni.
"Offro io, visto che
ho scelto il posto."
Se ne stava andando, quando
un fragore, come un tuono esploso all'improvviso, lo assordò. Le persone in
strada, si erano istintivamente buttate a terra, urlando per il terrore. Ci fu
un fuggi fuggi generale, solo lui rimase impassibile, scrutando la dove aveva
sentito l'esplosione. Si trattava di un palazzo di una 30ina di piani e dal
15esimo venivano fumo e fiamme. Si accorso di avere Chester vicino che sembrava
impietrito.
Non perse tempo a dirgli
nulla e si defilò immediatamente, cercando un vicolo per cambiarsi. Ci mise
pochissimo a togliersi i vestiti, chiuderli in un fagotto di tela, salire in
cima al tetto del palazzo di fianco, nasconderli sul tetto, e andare a vedere
che cosa era successo e sopratutto se poteva dare una mano.
Chester Fawcet stava
guardando senza parole lo spettacolo che gli si parava davanti. Malone stava
entrando proprio lì e si chiese se fosse ancora vivo o... alzò lo sguardo,
attirato da un'ombra che gli oscurò il solo per un'attimo. L'Uomo Ragno, aveva
pensato in un primo tempo, poi si accorse che il costume era quello vecchio,
quello nero indossato uno o due fa. Si girò cercando Abel che fino ad un'attimo
prima era al suo fianco ma era sparito. Tornò a guardare il Ragno Nero che si
dirigeva verso l'edificio in fiamme.
Entrò dalla finestra che
era andata in frantumi, confidando che il rivestimento ignifuco della sua tuta
di elastan fosse efficace come sarebbe dovuto essere. Alzò le braccia per
proteggersi il volto da un'improvvisa fiammata che minacciò di divorarlo. Il
fumo fuoriusciva dallo stesso punto in cui lui era entrato ma era comunque
difficile vederci bene, le lenti si stavano sporcando e questo era male. Per
fortuna aveva un sistema naturale che lo guidava permettendogli di evitare
eventuali pericoli.
"Aiuto...
aiuto..."
Sentì a mala pena quella
debole richiesta di soccorso e vide una ragazza finita sotto a una parte del
soffitto che era crollato. Le si fece d'appresso, scansando le macerie e
cercando di aiutarla. Al suo fianco c'era un'uomo, sulla cinquantina, morto
orribilmente sfiguarato. Lei presentava diverse ustioni, sul volto e sulle
braccia, che sembravano gravi.
"Stia calma, non
faccia movimenti improvvisi... ecco così... faccia piano, riesce a
spostarsi?"
La donna si lamentò e lui
vide che il fianco ero arrossato dal suangue, probabilmente si era rotta
qualche costola.
"Quell'altro ha detto
che sarebbe tornato subito..."
"C'era qualcuno con
lei?"
"Si... ha portato via
una mia collega ferita... noi eravamo quì per..."
"Non si affatichi,
stia tranquilla, ora la porto via di quì."
Doveva portarla via
attraverso le scale, con delicatezza, fare un salto e dondolarsi su un filo
poteva essere pericoloso per lei, viste le condizioni in cui si trovava. La
sollevò gentilmente, e si diresse verso la porta che era stata scaraventata
dall'esplosione contro il muro. Una volta fuori vide una figura farglisi
contro, non riuscì a distinguere i particolari poiche ormai le lenti erano
annerite.
"Hey lei... la
prego... mi dia una mano con la signora. E' ferita..."
"Non si preoccupi -
rispose quello con eccezionale freddezza - in due faremo prima a trasportarla e
le faremo prendere meno scossoni."
Evitarono l'ascensore,
scendendo per le scale, al pian terreno erano arrivati i primi soccorsi che
stavano per salire sù.
"Quì c'è una donna che
ha bisogno di aiuto."
"Grazie. - Fece un
vigile del fuoco. - Lei è questo signore avete salvato la vita a due
persone."
"Io torno sù, forse
c'è qualcun'altro."
Si voltò per ringraziare
l'altro ma questi era già sparito. Non aveva tempo per cercarlo, ci avrebbe
pensato poi. Probabilmente quel poveretto doveva aver inalato un pò di quella
porcheria o si era scottato e si era giustamente andato a far vedere. Mentre
tornava indietro, cominciò a incontrare una fiumana di persone che, vinto il
panico, scendevano lungo le scale.
"E'
un'attentato!"
Urlava isterica una.
"Una bomba degli
islamici."
Rispondeva terrorizzato
un'altro.
"Moriremo tutti!"
Gridava disperato un terzo.
"State calmi - cercò
di tranquillizarli lui mentre si faceva largo a fatica - E' stata un'esplosione
ma ha interessato solo un'aria circoscritta nel palazzo. Non accalcatevi o vi
farete davvero male. Sotto ci sono i soccorsi, se ci sono eventuali feriti tra
di voi ci penserano loro."
"Siamo salvi! E'
l'Uomo Ragno! E' quì per aiutarci!"
"Se dice che non c'è
pericolo deve essere così!"
"Ma il Bugle
dice..."
"Il Bugle è merda
amico! L'anno scorso ha salvato mio cugino Forrester che era rimasto
intrappolato nel suo taxi dopo che si era rovesciato a..."
"... io l'ho visto
anni fa mentre prese un bambino che stava cadendo dopo che quello schifoso
dell'avvoltoio aveva fatto crollare il terrazzo dove si trovava."
"Di nuovo il costume
nero eh amico? Ho sempre pensato che fosse molto più cool di quello rosso e
blu! Non che abbia niente in contrario al rosso e blu, sono un patriota
io."
"Ti hanno mai detto
che il nero ti dona? Mette in risalto le tue belle..."
"Io ho visto che
contro lo Scorpione eravate in due... ma chi era quello vero di Uomo Ragno? Tu
o quello in rosso e blu? A proposito, grazie per aver cercato di fermare quel
mostro, dopo che ho letto dei bambini mi sono chiesto con quale forza non l'hai
ucciso quel bastardo... se lo avessi fatto ti avrei assolto immediatamente al
posto di qualsiasi giudice."
Bene, pensava dentro di se,
la gente si calmava e ora scendeva lentamente, mentre lui li dirigeva come un
vigile che spartisce il traffico. Non importava se qualcuno pensava che fosse
il Ragnetto originale, bastava che gli dessero retta, evitandosi di pestare
l'uno con l'altro. Riprese la sua marcia e quando arrivò al quindicesimo piano,
qualcosa attirò la sua attenzione, venedo sù, usando un fazzoletto di carta che
si era fatto dare da una delle persone incontrate, aveva dato una pulita alle
lenti. Una sagoma stava ferma in mezzo al fumo e gli fece l'inequivocabile
gesto di seguirlo. Iniziò così una caccia alla volpe che lo portò a rincorrerlo
per i restanti quindici piani, fino alla sommità del tetto, sulla grande
terrazza.
"Salve Ragnetto
Kuni... ci rivediamo presto e per questo provo grande gioia."
Sotto la maschera rise
soddisfatto.
"Non sai quanta ne
provi io Kuro Neko."
Fine secondo numero.
Per commenti e/o
suggerimenti, scrivete a Spider_man2332@yahoo.com
oppure
Loky_Lolth@hotmail.com
P.S.: tenete d'occhio la
sezione what if... su Marvelit e quella Elseworlds su DC.italia. Kaine si
troverà impegnato in un'avventura ipotetica ambientata a...